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Leggiamo con grande preoccupazione la notizia riportata dal vostro giornale che ripropone ancora una volta l’uso sconsiderato della psichiatria e delle sue strutture come luoghi di controllo e di detenzione e non di cura. Non desta normalmente scandalo nè fa notizia, ciò che avviene per gli adulti ricoverati negli SPDC – anche nella città di Torino - sistematicamente legati al letto anche per lunghi periodi e sedati con psicofarmaci al punto di annientare ogni loro possibilità di dialogo e di confronto, ma giustamente il cronista riporta il ricovero in questi luoghi di una bambina d’undici anni. Chi ha praticato la psichiatria
negli ultimi 27 anni sa bene che questa non è la prima volta che un
minorenne è ricoverato in uno SPDC, ma è vero che non si era mai giunti
a ricoverare un undicenne. Ma il problema, a questo punto non riguarda più solo
la psichiatria ed il suo modo ancora arcaico di gestire problemi difficili,
riguarda tutte le istituzioni che a vario titolo non sono intervenute
per evitare questa delega, e sono le stesse istituzioni che chiudono
occhi ed orecchie a fronte di fatti repressivi e di cattiva gestione
che si verificano quotidianamente negli ospedali, nei CTP, nelle carceri,
e per strada quando un malato in crisi è ammanettato e pestato per indurlo
al ricovero. Quanto è successo continuerà a succedere se non ci fermiamo a riflettere e saranno sempre più richiesti luoghi detentivi per tutti coloro che pongono problemi speciali ai quali non si risponde con strutture speciali e specialistiche, ma mettendo in campo ricorse umane preparate e disponibili a stare con tutti coloro i quali incontrano nella loro vita difficoltà e sofferenza che esprimono in modi apparentemente incomprensibili. Troppo in fretta e troppe volte si liquida la gestione della sofferenza mentale con metodi brutali e irresponsabili. Nel caso in questione le istituzioni coinvolte: dalla neuropsichiatria infantile ospedaliera e territoriale al tribunale dei minori avrebbero dovuto attivare provvedimenti urgenti a tutela della minore attraverso l’assegnazione straordinaria, di educatori sulle 24 ore a supporto della bimba, della famiglia e del reparto di ricovero, che potevano sicuramente, con una gestione accorta e umana attenuare la grande sofferenza di questa bimba ed evitare questa drammatica soluzione. Torino 28/4/05 Psichiatria Democratica
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