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PSICHIATRIA DEMOCRATICA |
Il Mattino- 28
gennaio 2004
Mediterraneo, visioni inafferrabili
Tiziana Tricarico
Visioni inafferrabili ed
inaspettate. Un incrocio di sguardi sui luoghi del Mediterraneo: «Vues Imprenables
2004: Napoli, Barcellona, Valencia, Marseille,
Palermo» è la mostra internazionale di fotografia che s’inaugura sabato alle 17
a Castel dell’Ovo (fino al 15 febbraio: lun/sab ore 9-19). Stampe
fotografiche di diverse dimensioni, video, pannelli giganti, light-boxes: per la prima volta l’opera collettiva,
realizzata con il contributo di oltre seicento partecipanti in cinque città del
Mediterraneo, sarà esposta in uno dei luoghi più suggestivi
di Napoli - la Sala delle Prigioni - trasformata dal flusso di immagini in un
unico, grande quartiere mediterraneo.
Il progetto è stato lanciato nel 2001 dall’associazione francese
"Oscura" che raccoglie artisti e fotografi tra i più originali e
innovativi: in Italia l’evento/mostra è stato
sviluppato e coordinato dall’associazione napoletana "Artenope".
L’esposizione rientra nell’ambito del progetto artistico omonimo che ha visto
tre anni fa gli abitanti di Marsiglia, Barcellona, Valenza, Napoli
e Palermo impegnati nella realizzazione di veri e propri atelier di
creazione artistica in determinati quartieri della città, utilizzando una
tecnica fotografica particolare, il foro stenopeico.
A Napoli sono stati scelti il Rione Sanità ed i Quartieri Spagnoli, oggetto di
lavori di risanamento e riqualificazione urbanistica del programma Urban della Comunità Europea: qui sono stati realizzati
laboratori fotografici coinvolgendo le associazioni ed i centri di aggregazione giovanile ma anche i pazienti e gli
operatori del centro diurno dell’Unità Operativa di Salute Mentale della
Sanità. Andare in giro a scoprire realtà di quartieri vissuti troppo spesso
come frontiere, e non come luoghi di partecipazione collettiva, ha reso possibile rovesciare pregiudizi ed offrire un punto
di vista diverso delle città che tenesse conto del complesso mosaico di tutte
le sue componenti. Raccogliere le immagini attraverso una "buatta", cioè una scatola di
latta con carta fotosensibile - camera senza obiettivo con dei tempi di posa
molto lunghi idonei a favorire l’interazione con l’ambiente - è stata
un’esperienza sorprendente ed un’opportunità per osservare il proprio
quartiere, i luoghi, se stessi ed immaginarli attraverso un piccolo foro.
«La mostra che s’inaugura a Napoli rappresenta la seconda tappa, dopo
l’esposizione a Marsiglia, di questo viaggio attraverso il Mediterraneo -
spiega Maria Quintieri,
storica dell’arte e coordinatrice per l’Italia di ”Vues
Imprenables” - un Mediterraneo che diventa un porto
anonimo con le sue banchine, i suoi vicoli e i suoi cortili, un luogo abitato
dai bambini e dalle mamme, dai commercianti e dai passanti. Un porto che non riusciremmo più a chiamare soltanto Marsiglia, Napoli o
Barcellona». Nonostante le tante produzioni video e audio,
realizzate negli ultimi due anni, si è scelto di far parlare l’immagine
fotografica in tutte le sue dimensioni e sensazioni. Un dentro/fuori che
viene suggerito dalla serie delle "teste"
racchiuse in scatole luminose (ligthbox). Proprio gli
autoritratti realizzati da pazienti, operatori sanitari e psichiatri nel Centro
di salute mentale del Rione Sanità, diretto dal dottor Emilio Lupo, hanno
caratterizzato fortemente l’esperienza napoletana tanto da realizzarne un
video/documento che sarà presentato in anteprima sabato mattina presso il Palazzetto Urban (via Concezione a Montecalvario 26)
in occasione della tavola rotonda di presentazione dell’evento.
Al vernissage di «Vues Imprenables»
interverranno Jean Michel Galley, coordinatore generale del progetto, Gemma Roset Colomer, responsabile dell’iniziativa
a Barcellona ed alcuni artisti delle associazioni "Oscura" (Francia)
e "Oscura Iberica".