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PSICHIATRIA DEMOCRATICA |
La 180 rivista e stravolta
Il governo privatizza il Tso e snobba il parlamento.
La protesta di Psichiatria democratica
In un documento inviato alle regioni le nuove linee guida governative per
riformare la legge Basaglia.
Emilio Lupo (Pd): «Manovra oscura e gravissima»
CINZIA GUBBINI - ROMA
Per ora è solo una proposta. Ma avanzata in modo talmente anomalo e dal contenuto
talmente controverso, da mettere in allarme la Società italiana di psichiatria
democratica, che si è imbattuta nel documento quasi per caso. E che ora denuncia
il tentativo di stravolgere la legge Basaglia (180
del 1978) senza passare per il «via» degli organi parlamentari. Questi i fatti:
la Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato e le regioni ha inviato
il 19 maggio scorso a tutti i presidenti regionali un documento contenente
le «linee guida» per l'accertamento e il trattamento sanitario obbligatorio
(Tso). «Seguirà la convocazione di una riunione
tecnica», conclude il documento. Un incontro che - a quanto si è riusciti
a capire - non c'è ancora stato. Occorre andare a tentoni in questa strana
storia: perché mai nel 2004 arriva un documento che interpreta una legge del
`78? E perché mai non ne sono stati informati gli organi che stanno esaminando
(e per il momento accantonato) il disegno di legge di riforma della Basaglia, la cosiddetta Burani-Procaccini,
a partire dalla Commissione affari sociali della camera?
Psichiatria democratica non ha dubbi: «Il governo ci riprova con la controriforma
psichiatrica», si legge nel documento che definisce le linee guida «di eccezionale
gravità». In effetti, scorrendo i cinque punti di cui è composta la proposta
di governo, si incappa in alcuni elementi straordinariamente simili al testo
Burani-Procaccini. A partire dai due elementi chiave:
da un lato la medicalizzazione della malattia psichica,
dall'altro il rilancio delle strutture private in cui operare il trattamento
sanitario obbligatorio (tso).
Le novità partono già dall'accertamento sanitario obbligatorio che potrà essere
attuato anche quando il paziente decide unilateralmente di interrompere il
programma terapeutico determinando una «prevedibile riacutizzazione del problema»,
secondo un approccio vagamente biologico alla malattia. Oltretutto l'accertamento
può scattare anche se il soggetto si rifiuta di presentarsi presso il servizio
pubblico, «un'illegalità enorme che viola la libertà personale», commenta
il presidente di Psichiatria democratica, Rocco Canosa.
Incredibile, poi, la rilettura dell'articolo 34 della legge 833 del `78 (quella
che recepì la legge 180). L'articolo in questione dice che il tso può essere effettuato solo se i trattamenti non vengono
accettati dal paziente e qualora siano falliti tutti gli interventi extraospedalieri
che avrebbero potuto evitarlo. Le linee guida stravolgono il concetto: se
il paziente rifiuta le cure ma è possibile adottare misure extraospedaliere,
allora ricorrono i termini per un tso. «Un bizantinismo
stupefacente, ma drammatico per la libertà della persona», commenta ancora
Canosa. E che oltretutto introduce queste fantomatiche
«strutture extraospedaliere» (la legge vigente stabilisce che il tso
si può operare soltanto in ospedale o a casa del malato) di cui non si capisce
la natura e che ricordanole strutture private e
pubbliche di cui si parla nel testo Burani-Procaccini.
Il tentativo di delegare la questione psichiatrica a chi se ne vuole occupare
senza rilanciare capillarmente l'offerta di servizi, d'altronde, è evidente
anche nel punto che va sotto il titolo «libertà di scelta». Se la regione
di appartenenza non offre le prestazione, infatti, sarà possibile usufruire
della cura presso «servizi pubblici e privati accreditati sul territorio nazionale».
Assicurando una scappatoia a tutte quelle Asl che
non si attrezzano per la cura della malattia psichica.
Infine, ma non per ordine di importanza, va evidenziato il nuovo ruolo riconosciuto
al tutore delle persone interdette che, di punto in bianco, ha il potere di
«chiedere al giudice tutelare la collocazione dell'infermo di mente in una
struttura extraospedaliera in cui proseguire il tso».
La legge vigente è chiara: il proseguimento del tso
può essere deciso solo dal medico; per non tornare sul fatto che il tso non può essere operato fuori dall'ospedale. «Insomma -
commenta il segretario nazionale di Psichiatria democratica, Emilio Lupo -
al primo posto viene messo l'obbligo della cura, piuttosto che l'obbligo di
prendersi cura». Ora la palla passa alle regioni che dovranno esaminare le
linee guida e a cui Psichiatria democratica lancia l'appello di bloccare una
modifica della 180 che bypassa un sano e democratico
dibattito.
IL Manifesto 29 giugno 2004