PSICHIATRIA DEMOCRATICA

LE SOCIETA’ 12 Liberazione

g i o v e d ì 1 0 g i u g n o 2 0 0 4

Diritti sempre

più a rischio

il commento

’Italia è l’unico Paese al mondo senza manicomi. Questo risultato è stato raggiunto dimostrando che è possibile fare salute mentale senza internare le persone.

A distanza di 26 anni dall’entrata in vigore della legge 180, nonostante gli enormi interessi di chi vuole tornare indietro, si sono affermate esperienze innovative  nel segno del rispetto verso chi soffre, del diritto di  ammalarsi ed essere curati, senza essere segregati. Esistono

servizi di salute mentale che sono veri luoghi accoglienti, dove l’ascolto organizzato è la norma, capaci di dare risposte 24 ore su 24.

Nello stesso tempo in Italia stanno avanzando logiche e pratiche di nuove esclusioni. Internamento e privatizzazione sono i cardini del disegno di

legge Burani-Procaccini di riforma della “180”, coerente con la strategia dell’attuale governo di procedere ad uno sgretolamento dello stato sociale  e di portare l’attacco ai diritti di libertà sanciti dalla Costituzione: vedi le proposte di revisione della legge 194, la Bossi-Fini, la nuova normativa sulle tossicodipendenze.

Nella civilissima Italia, inoltre, sono  state realizzate, nell’indifferenza di troppi, strutture terribili: sono i Centri di permanenza temporanea per gli stranieri, in cui carcere e manicomio si sommano. Nel Centro di Restino (Br), da noi visitato nell’ottobre 2003, il 90% delle persone assume psicofarmaci, atti autolesionistici e risse sono all’ordine del giorno. I reclusi mangiano per terra o sul letto, dormono in letti a castello in 8-10 per stanza, usano bagni privi di porte, non dispongono di presidi per l’emergenza medica  o chirurgica. Il vecchio internamento è rappresentato dalla

persistenza in Italia dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (Opg). Ci ha sempre impressionato che le persone prima ricoverate in Opg, una volta uscite, non ne vogliano parlare; dicono solo che si stava malissimo. Preferiscono dimenticare. E’ urgente superare anche l’Opg. ecentemente  l’Unione Europea ha visto l’ingresso di Paesi per troppo tempo tenuti ai margini del terreno proprio dei diritti elementari. Solo qualche anno fa

l’isola di Leros in Grecia era un enorme lager, nei paesi balcanici esistono ancora manicomi orribili. Quattro anni fa i rico- verati dell’ospedale psichiatrico di Sokolac, nella regione serba  della Bosnia, si alimentavano solo con le patate che coltivavano nel loro povero orto: il loro problema era esclusivamente la sopravvivenza. Ancora oggi non è cambiato molto. Anche gli stati europei economicamente più avanzati continuano ad  utilizzare i dispositivi propri delle istituzioni totali come strumento di formidabile controllo, rispetto a contraddizioni sociali non altrimenti gestibili. La precarietà lavorativa, la dislocazione dei processi produttivi, l’aumento della povertà, i flussi immigratori crescenti, la privatizzazione

dei servizi essenziali,  stanno producendo in tutta Europa fenomeni d’emarginazione crescente. Per questo le istituzioni del controllo hard e soft (carceri, manicomi, Cpt, ma anche case per anziani, comunità protette, istituiti per minori, centri per handicappati ecc.) conoscono un formidabile rilancio. Italia, attraverso il movimento antistituzionale psichiatrico, di cui Psichiatria Democratica è stata ed è la punta più avanzata, ha  accumulato un sapere pratico capace di sovvertire le logiche dell’esclusione, di rompere con l’idea che i “diversi” vadano collocati in stretti recinti, di attivare processi di protagonismo delle persone in difficoltà. E’ necessario che questo patrimonio travalichi ora i confini nazionali. In Europa esistono da tempo esperienze avanzate in salute mentale, che si sono sviluppate, però, accanto al manicomio e non in alternativa ad esso. E’ il caso della Francia e della Gran Bretagna, dove, migliaia di persone affollano ancora ospedali psichiatrici più o meno “moderni”. Chi li ha visitati ha ricavato l’impressione che il volto dei ricoverati esprimesse la sofferenza di sempre degli esclusi, la tristezza di una vita senza futuro, a dispetto della cosiddetta “umanizzazione” dei luoghi di degenza.  E’ necessario, allora, che si realizzi una Rete Europea per una “Europa senza manicomi”,

contro ogni forma d’emarginazione.  In Europa portiamo la ricchezza del movimento italiano contro le istituzioni totali e per la costruzione dei  nuovi servizi, insieme a problemi nuovi ma sempre legati all'antica “voglia di manicomio”. Ci attende un lavoro arduo. Le sirene dell’individualismo intollerante hanno ripreso fiato in tutto il nostro Continente e sibilano in modo lugubre i versi dei nuovi razzismi. Psichiatria

Democratica continuerà a cantare a voce alta che la “libertà è terapeutica”, dimostrandola nei fatti: anche in tutta Europa.

ROCCO CANOSA

presidente

di Psichiatria democratica