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PSICHIATRIA DEMOCRATICA |
Corriere del Mezzogiorno 20 dicembre 2001
La tragedia di San
Gregorio Magno
Lupo: garantire i livelli minimi
di assistenza, ma non si torna indietro
Napoli - "La cosa più facile è scandalizzarsi,
ma pochi considerano il rischio tremendo di innescare un neogiustizialismo
utilizzando la nefasta scorciatoia del "si stava meglio prima" .
Anche se la strada della riforma è lastricata di tragedie orribili come quella
di San Gregorio Magno e di situazioni scabrose, come quella di Boscoreale,
il percorso di rifroma che abbiamo iniziato, non può essere fermato. Bisogna
andare avanti, tenendo ben presente che nel manicomio non si praticava assistenza
psichiatrica, ma si assicurava solo la custodia del paziente -e che custodia-".
Emilio Lupo, segretario nazionale di Psichiatria Democratica,
amplia i concetti espressi in un collegamento con la rubrica "Primo Piano"
de Tg3.
Ci riceve nel Dipartimento di salute mentale di via
Santa Maria Antesaecula ai Vergini, dove dirige una struttura pubblica che
funziona con il sorriso, mai con la frusta. "Accogliamo non solo i malati
di mente, ma tutti i pazienti dell'area del disagio, i nuovi clochard che
spesso sono persone laureate, gli alcolisti, in continuo aumento, i tossicodipendenti,
i senza dimora, gli extracomunitari. E garantiamo assistenza domiciliare con
una visita del medico e tre visite
degli infermieri" Qui, in pratica si realizza in nuce il concetto fondamentale del "Progetto
obiettivo di tutela della salute mentale" che le Regioni, però, stentano
a rispettare e viene tenuto nella massima considerazione il problema fondamentale
della sicurezza dei luoghi. "Molte volte la schizofrenia è l'ultima preoccupazione
- dice l'esperto- il paziente per guarire ed integrarsi deve sentirsi
parte viva del territorio, solo così si può puntare alla riabilitazione. Se,
come accadeva a san Gregorio Magno, la
struttura era a sette chilometrti dal centro abitato, si fa un brutto salto
all'indietro. I manicomi erano grandi luoghi di isolamento, non possiamo trasferire
i malati in piccoli luoghi di eguale
isolamento".
Senza contare lo sporco business favorito dalla mancanza di strutture e di risorse.
"L'opinione pubblica giustamente si indigna quando esplode l'allarme di questi giorni,
ma per due situazioni che vengono
in evidenza ce ne sono tantissime altre che continuano a prosperare sulla
pelle degli ultimi. Guai, però lasciarsi prendere dall'emotività ed interrompere
il processo di riforma che è lento ma di grande valenza sociale e territoriale".
Realizzando guadagni a moltissimi zeri. "Certo, perché si assume personale
non qualificato che, naturalmente, viene sottopagato". Spesso con buona
pace dell'etica del medico che, magari inconsapevolmente finisce per garantire
coperture scandalose.
Non sarebbe auspicabile una vigilanza più grintosa
da parte dell'Ordine dei Medici?
"I controlli ci sono, ma forse è vero che dovrebbero
essere più severi". E prevedere, magari, anche la radiazione nei casi
più gravi. "Magari, soprattutto quando lo sconcio è palese e non si può
invocare l'attenuante del non sapevo. Facciamo un esempio pratico: chi ha
autorizzato le strutture di San Gregorio Magno e di Boscoreale è andato contro
la legge che prevede un massimo di 20 pazienti e una dotazionbe strutturale
che non è certo compatibile con la sistemazione in un prefabbricato più o
meno a norma".
Emilio Lupo ci conduce in giro nel convento trasformato
in day hospital e in centro di aggregazione dove si gioca a pallavolo e a
calcio, si costruiscono presepi di gesso, si preparano ricette della cucina
povera ed i pazienti selezionano gli antichi proverbi della saggezza popolare.
Accanto al dipartimento, che serve il territorio
sterminato di Stella e San Carlo all'Arena,
c'è l' ospedale di San Gennaro
che ha 15 posti letto per i malati di mente e li mette a servizio di tutta
la regione. "L'Asl NA1 dispone anche di 23 case famiglie nelle quali i pazienti, numero chiuso, vengono ospitati e curati- dice ancora Lupo-
e in questo modo siamo riusciti a ospitare tutti coloro che erano stati dimessi
dai manicomi, ma mi rendo conto che
altrove le cose non vanno come qui, i ritardi sono gravi e coinvolgono la
Regione e le ASL.
Se vogliamo dare degna sepoltura alle vittime di San
Gregorio Magno, se vogliamo mettere a regime la riforma dobbiamo garantire
almeno i livelli minimi dell'assistenza. Basta con le guerre sante in nome
dei principi non ne posso più delle polemiche ideologiche".
Carlo Franco