PSICHIATRIA DEMOCRATICA

 

A V V E N I M E N T I - Numero 43 - 8 Novembre 2002

QUELLA VECCHIA VOGLIA DI MANICOMIO

di

Emilio Lupo - Segretario Nazionale di PSichiatria Democratica

Dico subito: in psichiatria interessano i fatti.

Solo i fatti.

Per troppi anni,invece, com'è noto, soltanto le contrapposizioni ideologiche hanno costituito il nutrimento preferito dai detrattori della riforma del 1978 : non avendo alcuna argomentazione - nè dal punto di vista strettamente "tecnico" tantomeno da quello organizzativo - ciò che per tutti questi anni essi hanno portato avanti è stata soltanto una sorta di "guerra santa".

Quale parametro di valutazione è stato utilizzato, in tutti questi anni, per poter sostenere che con l'emanazione della legge numero 180 sarebbe venuta a mancare l'assistenza psichiatrica? Non andava,invece, riconosciuto - con un minimo di buon senso e di memoria - che prima della riforma del 1978 quel che si ritrovavano davanti, pazienti e familiari, era soltanto un infinito vuoto territoriale ed il massicio concentramento manicomiale - pubblico e privato - con tutto il peso grave e vergognoso dell'abbandono,dell'isolamento,della sofferenza, dell'espulsione, della sopraffazione?

Il manicomio, nessuno lo scordi, ha costituito una delle pagine più vergognose della storia moderna.

E quelle scene sconvolgenti dei reparti, stipati di dolore e di tremori, che sfondavano il video,quegli occhi a cui erano stati sottratti i sogni,quegli uomini spenti dagli elettroshock sono di già stati rimossi e dimenticati?

Ebbene la risposta "moderna" che viene avanzata nella pdl Burani-Procaccini, in discussione presso la Commissione Sanità della Camera, non è altro che - nel suo intero impianto legislativo - la riproposizione della equazione cura=custodia.

E' mai possibile che l'unica cosa che si riesca a proporre, da parte del gruppo forzista - a fronte della complessità dei bisogni degli uomini,di tutti gli uomini - sia la solita,logora, esemplificativa scorciatoia della neomanicomialità, irrimediabilmente sconfitta dalla storia e dalle pratiche?

In questo modo si nega l'evidenza dei fatti e lo straordinario valore delle mille e mille pratiche territoriali sviluppatesi in tantissime parti dello stivale. Sono una fantasia o piuttosto una realtà, in continua evoluzione, le cooperative sociali e l'attivazione di Centri Diurni ed i Servizi dei C.S.M. 365 giorni l'anno? E l'apertura di Case-famiglia e di gruppi-appartamento,le esperienze di auto- mutuo- aiuto, i soggiorni promossi dai Centri di Salute Mentale o le attività nei day-hospital,le visite domiciliari di routine,quelle programmate e di urgenza così come le psicoterapie, le visite ambulatoriali, la farmacoterapia, e le iniziative di inserimento lavorativo dei pazienti?

Ebbene a fronte di tutto ciò, faticosamente costruito con l'apporto quotidiano di tanti - dal Ministero (quando si chiamava ancora Sanità) alle Associazioni dei familiari e degli utenti,agli Enti Locali, alle Aziende Sanitarie Locali più attente e rispettose delle normative esistenti,agli operatori politici più attivi (i deputati ed i senatori che hanno promosso sia la chiusura degli OO.PP. che l’emanazione dei Progetti Obiettivo),ai gruppi di volontariato,ai Sindacati fino a giungere alla parte più vivace del mondo del lavoro,agli artigiani, alla scuola,agli artisti, ai tanti operatori che in silenzio si rendono protagonisti,ogni giorno,di pratiche di salute mentale - l'unica cosa che vanno proponendo i deputati del Presidente del Consiglio sono la creazione di tante strutture residenziali che assomigliano più a caserme,con regole rigide,che a case;più a carceri,con gravi limitazioni delle libertà personali,che a strutture terapeutiche. E alle parole condivisione, partecipazione,lotta allo stigma,libertà dal bisogno pensano di sostituire quelle di "controllo","obbligatorio" o " forze dell'ordine".

Sì,questa proposta di legge pare rispondere più a necessità di ordine pubblico che ai bisogni sanitari e sociali che emergono dal territorio.

In definitiva in una situazione finanziaria già così castigante,il tutto si risoverebbe in uno spostamento di fondi che sarebbero tutti investiti per le vecchie e nuove pratiche di ospedalizzazione, sottraendoli progressivamente ai Servizi territoriali, che si configurerebbero,a breve termine,soltanto come centri prescrittori di ricoveri.

Ma allora tutto va bene in questo delicato settore? Non vi è bisogno di nulla?

Assolutamente no. Anzi c'è bisogno ancora di fare tanto e tanto per sostenere quelle famiglie che in talune realtà rimangono sole con i loro problemi e non sanno a chi rivolgersi; per quei pazienti che convivono forzatamente con le proprie angosce perchè,con le sole loro forze non ce la fanno; per quegli operatori - dagli infermieri,ai medici,agli psicologi,agli assistenti sociali,agli operatori sociali - che pur disponendo di scarse risorse faticano,e "stanno con" giorno dopo giorno,per costruire percorsi di inclusione e di emancipazione.

Ed ecco cosa Psichiatria Democratica - da sempre impegnata in questo duro e delicato lavoro di territorio - propone per fare arretrare e sconfiggere quella psichiatria del controllo sociale e dell'ordine pubblico e, di contro, fare avanzare la Salute Mentale: una Salute Mentale "che c'è",la cui identità sia, sempre più, fatta di risposte concrete, adeguate e forti; una Salute Mentale che sappia promuovere, garantire e condividere, il progetto terapeutico e di vita nel suo complesso allontanando,nei fatti e con i fatti,l'isolamento e l'abbandono di chi soffre .

Nella pratica ci pare urgente sia almeno garantito il recepimento da parte delle Regioni del Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale e l'aggiornamento di quello nazionale per un altro triennio;destinare alla psichiatria i fondi (almeno il 6%) del bilancio della Sanità e le risorse professionali ed umane adeguate ai molteplici e differenziati bisogni dell'utenza; obbligare( e monitorare) quei Servizi inadempienti a dotarsi degli strumenti previsti dal Progetto Obiettivo: apertura dei Servizi almeno dodici ore al giorno per almeno sei volte a settimana e sua attivazione ventiquattrore su ventiquattro per 365 giorni l'anno al fine di garantire tutte le prestazioni previste dallo strumento di indirizzo nazionale;dotarsi di Case-famiglia e gruppi-appartamento,Comunità Terapeutiche,attivare Centri Diurni Riabilitativi ed occasioni di lavoro,garantire un aggiornamento costante e qualificato agli operatori,costruire reti di sostegno territoriale in grado di promuovere integrazione attiva e lotta allo stigma.

C'è necessità di continuare questa fatica iniziata negli anni '70 piuttosto che riperdersi nei manicomi.

Emilio Lupo- Psichiatra

Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica