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PSICHIATRIA DEMOCRATICA
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Commissione Affari Sociali e Sanità
Roma
12 febbraio 2002
intervento
di Giusi Gabriele
Vorrei
interloquire con l'onorevole Conti, che con il suo intervento ha dimostrato,
22 anni dopo, che la questione della legge n. 180 del 1978 e della riforma psichiatrica
non è più utilizzabile come una questione ideologica.
Nonostante io faccia parte di una associazione che storicamente si è
connotata per essere vicina alla sinistra - lo dico perché è giusto
essere chiari in queste circostanze -, non posso che dire che l'intervento dell'onorevole
Conti è assolutamente condivisibile, perché le sue affermazioni
sono inoppugnabili da un punto di vista scientifico.
Per quanto riguarda la questione del TSO, la cui decisione è affidata
al sindaco e al giudice tutelare - che sono gli unici garanti, in questo momento,
dell'applicazione del TSO -, una proposta che spostasse da queste autorità,
riconosciute universalmente, a gruppi di cittadini costituenti una forma di
giurì la competenza a stabilire se sia giusto o meno effettuare un TSO
potrebbe essere addirittura rischiosa dal punto di vista costituzionale, perché
noi ci ritroveremmo in una situazione in cui può essere limitata la libertà
di un cittadino, per un tempo indefinito e senza che un'autorità garante,
che può essere appunto, come accade adesso, il giudice tutelare, il sindaco
o comunque un'autorità istituzionale, abbia accertato se questa limitazione
di libertà sia o meno corretta.
Voi capite che quando entriamo in questi ragionamenti, allora bisogna effettivamente
attenersi al diritto di tutti i cittadini, che è una cosa trasversale
e non ha niente a che vedere con la politica.
La seconda questione - sempre a dimostrazione che in questo momento non c'è
un dibattito ideologico ma scientifico - riguarda il fatto che la regione Friuli-Venezia
Giulia, che è governata da una maggioranza di centrodestra, ha votato
una risoluzione all'unanimità a favore del progetto obiettivo.
Il
punto che noi poniamo come società scientifica e che mi fa condividere
fino in fondo la questione, così come posta dall'onorevole Conti, è
che non si regolano con legge le procedure scientifiche, culturali e formative
che riguardano la libertà di scienza e coscienza dei medici e degli operatori:
le indicazioni si possono dare con un progetto obiettivo nazionale.
È tema di un progetto obiettivo nazionale e di un osservatorio nazionale
scientifico, come è stato chiesto dalla nostra associazione, stabilire
la qualità, gli accreditamenti, cosa non sia stato fatto e quanto si
debba ancora fare. Spetta ad un progetto obiettivo nazionale fare quel miglioramento
della qualità dei servizi che l'onorevole Burani Procaccini mi pareva
volesse sostenere.
Noi siamo favorevoli, quindi, a un progetto obiettivo che definisca minuziosamente
la qualità dei servizi, il rapporto tra essi e l'università e
tutte le cose che i colleghi hanno voluto sottolineare nel corso dei loro interventi.
Ci sembra, invece, che volere entrare nel merito di queste questioni con una
norma di legge cristallizzi ma, soprattutto, limiti la libertà di intervento
che, per esempio, poneva il rappresentante dell'università, dicendo che
ogni caso è un caso a parte e che un protocollo deve essere un protocollo
che lascia al medico la possibilità di curare, che significa evitare
di scrivere una proposta di legge che, in qualche modo, stabilisca il modo di
intervenire.
Mi sembra abbastanza produttivo - e noi, come associazione, siamo disponibili
ad andare in questa direzione - ragionare sulla possibilità di rinnovare
il progetto-obiettivo nazionale e di inserire, al suo interno, tutti i miglioramenti
sicuramente necessari a questa legge.
La
seconda considerazione - peraltro, anche l'onorevole Mussolini, recentemente,
in una trasmissione televisiva molto seguita, l'ha rivendicata - attiene alla
questione della copertura economica. L'onorevole Mussolini affermava che è
necessario il 10 per cento. Attualmente, non siamo neanche al 5 per cento della
spesa. È chiaro che preliminare a qualsiasi discussione su una normativa
è capire da dove si possano attingere le risorse per passare da questo
5 per cento, che ancora non è stato ottenuto, al 10 per cento della quota
di investimenti sul servizio sanitario nazionale, che sembrerebbe necessario.
Credo che una Commissione che, in questi anni, ha sempre discusso seriamente,
e in questo modo mi pare abbia intenzione di continuare, non può che
sottoporre al ministro questo punto preliminare, e cioè se ci siano le
coperture finanziarie necessarie per la realizzazione di eventuali innovazioni
che, a mio avviso, devono comunque essere iscritte in un progetto-obiettivo
e non in una proposta di legge che rischia di riideologizzare un dibattito che
non ha nessun motivo di essere ideologico.