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PSICHIATRIA DEMOCRATICA |
Camera dei Deputati
Commissione Affari Sociali e Sanità
intervento
del dott. Emilio Lupo
Signor Presidente, signori
Deputati, voglio innanzitutto ringraziarVi dell'invito e
dire, subito, che la nostra Associazione da trent'anni sostiene le ragioni ed i diritti dei cittadini con disagio
psichico e combatte tutte le forme
di emarginazione.
Psichiatria Democratica non fa preamboli, non propone
scorciatoie o semplificazioni in un settore così delicato e complesso come
quello della Salute Mentale, ma è
convinta che "il primato delle pratiche" sia lo strumento primario
sia per esplicitare correttamente ciò che è stato prodotto negli ultimi vent'anni,
sia per programmare.
A nostro avviso - nel respingere tutte le proposte
di restaurazione - appare opportuno e doveroso dire sì delle difficoltà e
ritardi ma anche di quanto fin qui fatto nel nostro Paese: delle buone pratiche,
della fatica di tutti i giorni nei Servizi pubblici, della creazione di reti
che hanno promosso partecipazione e ridotto l'isolamento, della restituzione
dei diritti civili alle persone in difficoltà. L'esperienza ci suggerisce
che sono necessari spazi di condivisione
e di liberazione più che
pericolosi quanto freddi enunciati .
Sulla legge di riforma psichiatrica, nel corso di questi anni, sono
stati consumati fiumi di inchiostro. Si è, difatti, assistito a defatiganti
discussioni e talora letto interventi intrisi di pericoloso dilettantismo
e di pregiudizi con l'unico intendimento di creare nuove forme di riserve
umane, lontane dai contesti sociali
delle nostre città e paesi.
Tutto ciò ha prodotto in alcuni ambienti notevole
disinformazione su quanto di positivo si produceva in varie realtà e talora
si è finito per istigare un allarme
sociale - anche attraverso i media-
che ,per fortuna, non ha trovato spazio tra la nostra gente.
L’ampio quadro che si dispiega davanti a noi ci conferma
che la legge di riforma del 1978 costituisce una pietra miliare della società contemporanea dal punto di vista
scientifico, culturale ed umano.
Se la memoria è un dovere- come ammonisce Primo Levi-
non si può aver dimenticato com’era
disastrosa l'assistenza psichiatrica
in Italia prima della riforma : l'abbandono dentro le strutture asilari e
l'oblio fuori di esse.
La verifica operativa dal '78 in poi ha svelato le coperture ideologiche che,
come una sorta di guerra santa, senza confini, si è periodicamente portata
avanti.
Ancora una volta noi intendiamo rispondere soltanto
con i fatti, evitando di essere trascinati in dispute che non ci interessano
affatto e che risultano essere funzionali,
esclusivamente, a coloro che non hanno a cuore i processi di emancipazione
degli utenti psichiatrici, delle loro famiglie e dei tanti operatori che con
essi, quotidianamente, si sforzano di creare condizioni di vita sempre più
autonome e rispettose dei diritti dei singoli.
Ragionando appunto sulla legge di riforma un gruppo
di utenti di una associazione del sud, la Puglia, ci ha tenuto a ribadire
i quattro punti che i dispositivi della 180 e della 833 intendono garantire:
a)Cittadinanza;
b)Diritto alla salute;
c)Diritto alla prevenzione, cura e riabilitazione;
d)Diritto ad un inserimento sociale e lavorativo, con soddisfazione dei bisogni
primari quali la casa e la solidarietà
dell'ambiente circostante.
E' solo su ciò che intendiamo confrontarci e le proposte di legge presentate
vanno nella direzione opposta a quella che i fruitori pugliesi enunciavano dianzi.
Onorevoli Deputati noi tutti discertiamo sugli utenti
psichiatrici, ma, Vi chiediamo: è in calendario
l’audizione anche delle loro Associazioni od ancora una volta i tecnici, da soli, decideranno per tanti? Vogliamo augurarci che ben presto verranno invitati ed ascoltati.
Dicevamo dei fatti che abbiamo potuto registrare: è un dato
incontestabile che in Italia si sono sviluppate teorie e pratiche che hanno
reso praticabili modalità di approccio alla sofferenza mentale di tipo preventivo-terapeutico-riabilitativo
basate sulla centralità della persona attraverso la presa in carico
di tutti i suoi bisogni.
Lo sviluppo del territorio che noi riteniamo centrale
ed insostituibile fa i conti da se: Servizi aperti 365 giorni l'anno, centinaia
di Residenze territoriali e Centri di accoglienza diurna e di riabilitazione
attivati e funzionanti su tutto lo stivale, numerosissimi utenti inseriti nella cooperazione sociale
e che hanno un reddito.
Non vanno dimenticate, inoltre, le numerose associazioni
di auto-aiuto e di familiari di utenti che si affiancano ai Servizi pubblici
e che costituiscono un interessante sviluppo in realtà piccole e grandi, rendendo
fruibile il "sapere pratico" e che hanno "restituito dignità
umana a coloro che soffrono".
Noi che continuiamo a citare Norberto Bobbio vogliamo
ricordare quanto andasse affermando all'atto della promulgazione della 180,
ovvero che era l'unica riforma nata
dalla pratica. Ed allora perché cambiarla? Perché riproporre una psichiatria
senz'anima e senza futuro e non invece sostenere ed aiutare la crescita e
lo sviluppo di una Salute Mentale della dignità e dei diritti?
Questo Paese è riuscito a fare a meno dei manicomi
ora perché qualcuno ne richiede la riapertura sotto mentite spoglie? Questa
scelta di civiltà e progresso - che è da ritenersi una conquista collettiva-
non deve assolutamente più appartenerci? Perché?.
Per questi motivi Psichiatria Democratica contrasterà
con forza e con tutti gli strumenti democratici a sua disposizione e senza
tregua:
a)la creazione di nuove concentrazione di uomini e donne in disagio: quei
50 posti letto che secondo il dispositivo proposto dovrebbero ospitare giovani,
adulti ed anziani con ridotta autonomia rappresenta per Psichiatria Democratica
un nuovo e brutale universo concentrazionale che la storia e le pratiche hanno
bocciato e quindi va respinto con
fermezza;
b)La rinascita di Pronto-Soccorso psichiatrici: la psichiatria non ha bisogno
di statuti speciali, ma di spazi di vita e di integrazione reale oltre che
di risorse umane e finanziare adeguate distribuite
sui territori;
c)La creazione di una sorta di gran giurì che decidono della vita degli utenti nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi
e Cura: la legislazione attuale che individua nei Sindaci - quali capi di
una Comunità il punto di riferimento nella proposta di intervento sanitario
- e nei giudici tutelari i custodi delle procedure di intervento sono più
che sufficienti;
d)La messa in mora del Servizio pubblico che deve restare l’unico committente
in un Paese qual è il nostro, ribadendo la propria vocazione solidaristica e non abdicare a favore del privato;
e)La possibilità che il T.S.O. di urgenza "può essere richiesto da chiunque
ne abbia interesse", cosa che costituisce un vero e proprio attentato
agli elementari diritti costituzionali del cittadino.
In conclusione ci pare più utile agli utenti, ai
loro familiari- talora lasciati soli
a gestire situazioni complesse e difficili- ed ai tanti operatori strenuamente
impegnati sul campo che più che demolire quanto di importante - tra mille difficoltà si è costruito fino
ad ora- impegnarsi perchè il Parlamento, come abbiamo richiesto già prima
della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, definisca:
1) I parametri nazionali di accreditamento per i Servizi e le strutture della
Salute mentale;
2) Una sempre maggiore integrazione tra i Servizi sanitari
e quelli Sociali, sostenuta da congrui stanziamenti economici al fine di ridurre
la medicalizzazione e favorire lo sviluppo di pratiche di inclusione sociale
e di lotta a tutte le forme di disagio, di esclusione e di espulsione;
3) lo sviluppo di nuove strategie economiche che puntino alla creazione di
opportunità di lavoro dignitose ed innovative;
4)L'approvazione della legge sull'Amministratore di sostegno quale strumento
operativo di tutela ed emancipazione del cittadino-utente, oltre che una scelta
di civiltà. A tale proposito vale la pena ricordare che nella passata legislatura
le forze politiche avevano concordato un testo che non ha visto la luce solo
per lo scioglimento delle Camere e ciò ci fa ben sperare per una rapida e
positiva risoluzione;
5)La predisposizione di un percorso che porti al superamento degli Ospedali
Psichiatrici Giudiziari;
6) La ricostituzione dell'Osservatorio nazionale per la Salute Mentale quale
strumento agile di lavoro che privilegi la presenza di coloro che sono realmente
impegnati con l'utenza, senza discriminazione alcuna.
Al Parlamento chiediamo anche un impegno perché vigili
ed intervenga laddove si rendesse necessario acché le Regioni recepiscano,
con urgenza, attraverso atti deliberativi, il Progetto Obiettivo - che peraltro
va prorogato - come lo stanziamento di almeno il 5% del fondo sanitario.
Chiediamo
inoltre di stimolare ed aiutare i Comuni affinché riservino nel proprio bilancio
adeguati fondi per l'attivazione di alloggi sociali, cooperative integrate,
assegni di lavoro, imprese sociali, Centri diurni etc.
Ecco questo è quanto chiediamo a Voi ed al Parlamento intero: non un ritorno
indietro agli anni bui della segregazione e dell'abbandono ma la difesa ed
il sostegno delle tantissime esperienze
italiane ed il pieno appoggio a coloro
che non ce l'hanno ancora fatta.
L'Italia
che è un Paese senza manicomi deve essere orgogliosa di questa sua prerogativa
e battersi ed avere un ruolo forte e propulsivo - se vuole essere veramente
una nazione moderna - perché forte della propria esperienza di comunità possa
contribuire alla costruzione di una
Europa senza manicomi.