PSICHIATRIA DEMOCRATICA

 

 

Camera dei Deputati

Commissione Affari Sociali e Sanità

 

Roma 12 febbraio 2002

 

intervento del dott. Emilio Lupo

Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica

 

Signor Presidente, signori Deputati, voglio innanzitutto ringraziarVi dell'invito e  dire, subito, che la nostra Associazione da  trent'anni sostiene le ragioni ed i diritti dei cittadini con disagio psichico e combatte  tutte le forme di emarginazione.

Psichiatria Democratica non fa preamboli, non propone scorciatoie o semplificazioni in un settore così delicato e complesso come quello della Salute Mentale, ma  è convinta che "il primato delle pratiche" sia lo strumento primario sia per esplicitare correttamente ciò che è stato prodotto negli ultimi vent'anni, sia per  programmare.

A nostro avviso - nel respingere tutte le proposte di restaurazione - appare opportuno e doveroso dire sì delle difficoltà e ritardi ma anche di quanto fin qui fatto nel nostro Paese: delle buone pratiche, della fatica di tutti i giorni nei Servizi pubblici, della creazione di reti che hanno promosso partecipazione e ridotto l'isolamento, della restituzione dei diritti civili alle persone in difficoltà. L'esperienza ci suggerisce che sono necessari  spazi di condivisione e di liberazione  più che  pericolosi quanto freddi enunciati .  Sulla legge di riforma psichiatrica, nel corso di questi anni, sono stati consumati fiumi di inchiostro. Si è, difatti, assistito a defatiganti discussioni e talora letto interventi intrisi di pericoloso dilettantismo e di pregiudizi con l'unico intendimento  di creare nuove forme di riserve umane, lontane dai contesti sociali delle nostre città e paesi.

Tutto ciò ha prodotto in alcuni ambienti notevole disinformazione su quanto di positivo si produceva in varie realtà e talora si è finito per  istigare un allarme sociale  - anche attraverso i media- che ,per fortuna, non ha trovato spazio tra la nostra gente.

L’ampio quadro che si dispiega davanti a noi ci conferma che la legge di riforma del 1978 costituisce  una pietra miliare della società contemporanea dal punto di vista scientifico, culturale ed umano.

Se la memoria è un dovere- come ammonisce Primo Levi- non si può aver dimenticato  com’era disastrosa  l'assistenza psichiatrica in Italia prima della riforma : l'abbandono dentro le strutture asilari e l'oblio fuori di esse.

La verifica operativa dal '78 in poi ha svelato le coperture ideologiche che, come una sorta di guerra santa, senza confini, si è periodicamente portata avanti.

Ancora una volta noi intendiamo rispondere soltanto con i fatti, evitando di essere trascinati in dispute che non ci interessano affatto e che risultano essere  funzionali, esclusivamente, a coloro che non hanno a cuore i processi di emancipazione degli utenti psichiatrici, delle loro famiglie e dei tanti operatori che con essi, quotidianamente, si sforzano di creare condizioni di vita sempre più autonome e rispettose dei diritti dei singoli.

Ragionando appunto sulla legge di riforma un gruppo di utenti di una associazione del sud, la Puglia, ci ha tenuto a ribadire i quattro punti che i dispositivi della 180 e della 833 intendono garantire:

a)Cittadinanza;

b)Diritto alla salute;

c)Diritto alla prevenzione, cura e riabilitazione;

d)Diritto ad un inserimento sociale e lavorativo, con soddisfazione dei bisogni primari  quali la casa e la solidarietà dell'ambiente circostante.

E' solo su ciò che intendiamo confrontarci e le proposte di legge presentate vanno nella direzione opposta a quella  che i fruitori pugliesi enunciavano dianzi.

Onorevoli Deputati noi tutti discertiamo sugli utenti  psichiatrici, ma, Vi chiediamo: è in calendario  l’audizione anche delle loro Associazioni od ancora una volta i tecnici, da soli, decideranno per tanti? Vogliamo augurarci che ben presto  verranno invitati ed ascoltati.

Dicevamo dei  fatti che abbiamo potuto registrare: è un dato incontestabile che in Italia si sono sviluppate teorie e pratiche che hanno reso praticabili modalità di approccio alla sofferenza mentale di tipo preventivo-terapeutico-riabilitativo  basate sulla centralità della persona attraverso la presa in carico di tutti i suoi bisogni.

Lo sviluppo del territorio che noi riteniamo centrale ed insostituibile fa i conti da se: Servizi aperti 365 giorni l'anno, centinaia di Residenze territoriali e Centri di accoglienza diurna e di riabilitazione attivati e funzionanti su tutto lo stivale, numerosissimi  utenti inseriti nella cooperazione sociale e che hanno un reddito.

Non vanno dimenticate, inoltre, le numerose associazioni di auto-aiuto e di familiari di utenti che si affiancano ai Servizi pubblici e che costituiscono un interessante sviluppo in realtà piccole e grandi, rendendo fruibile il "sapere pratico" e che hanno "restituito dignità umana a coloro che soffrono".

Noi che continuiamo a citare Norberto Bobbio vogliamo ricordare quanto andasse affermando all'atto della promulgazione della 180, ovvero che era  l'unica riforma nata dalla pratica. Ed allora perché cambiarla? Perché riproporre una psichiatria senz'anima e senza futuro e non invece sostenere ed aiutare la crescita e lo sviluppo di una Salute Mentale della dignità e dei diritti?

Questo Paese è riuscito a fare a meno dei manicomi ora perché qualcuno ne richiede la riapertura sotto mentite spoglie? Questa scelta di civiltà e progresso - che è da ritenersi una conquista collettiva- non deve assolutamente più appartenerci? Perché?.

Per questi motivi Psichiatria Democratica contrasterà con forza e con tutti gli strumenti democratici a sua disposizione e senza tregua:

a)la creazione di nuove concentrazione di uomini e donne in disagio: quei 50 posti letto che secondo il dispositivo proposto dovrebbero ospitare giovani, adulti ed anziani con ridotta autonomia rappresenta per Psichiatria Democratica un nuovo e brutale universo concentrazionale che la storia e le pratiche hanno bocciato e quindi  va respinto con fermezza;

b)La rinascita di Pronto-Soccorso psichiatrici: la psichiatria non ha bisogno di statuti speciali, ma di spazi di vita e di integrazione reale oltre che di risorse umane e finanziare adeguate  distribuite sui territori;

c)La creazione di una sorta di gran giurì che decidono della vita degli utenti nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura: la legislazione attuale che individua nei Sindaci - quali capi di una Comunità il punto di riferimento nella proposta di intervento sanitario - e nei giudici tutelari i custodi delle procedure di intervento sono più che sufficienti;

d)La messa in mora del Servizio pubblico che deve restare l’unico committente in un Paese qual è il nostro, ribadendo  la propria vocazione solidaristica e non abdicare a favore del privato;

e)La possibilità che il T.S.O. di urgenza "può essere richiesto da chiunque ne abbia interesse", cosa che costituisce un vero e proprio attentato agli elementari diritti costituzionali del cittadino.

In conclusione ci pare più utile agli utenti, ai loro  familiari- talora lasciati soli a gestire situazioni complesse e difficili- ed ai tanti operatori strenuamente impegnati sul campo che più che demolire quanto di importante  - tra mille difficoltà si è costruito fino ad ora- impegnarsi perchè il Parlamento, come abbiamo richiesto già prima della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, definisca:

1) I parametri nazionali di accreditamento per i Servizi e le strutture della Salute mentale;

2) Una sempre maggiore integrazione tra i Servizi sanitari e quelli Sociali, sostenuta da congrui stanziamenti economici al fine di ridurre la medicalizzazione e favorire lo sviluppo di pratiche di inclusione sociale e di lotta a tutte le forme di disagio, di esclusione e di espulsione;

3) lo sviluppo di nuove strategie economiche che puntino alla creazione di opportunità di lavoro dignitose ed innovative;

4)L'approvazione della legge sull'Amministratore di sostegno quale strumento operativo di tutela ed emancipazione del cittadino-utente, oltre che una scelta di civiltà. A tale proposito vale la pena ricordare che nella passata legislatura le forze politiche avevano concordato un testo che non ha visto la luce solo per lo scioglimento delle Camere e ciò ci fa ben sperare per una rapida e positiva  risoluzione;

5)La predisposizione di un percorso che porti al superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari;

6) La ricostituzione dell'Osservatorio nazionale per la Salute Mentale quale strumento agile di lavoro che privilegi la presenza di coloro che sono realmente impegnati con l'utenza, senza discriminazione alcuna.

Al Parlamento chiediamo anche un impegno perché vigili ed intervenga laddove si rendesse necessario acché le Regioni recepiscano, con urgenza, attraverso atti deliberativi, il Progetto Obiettivo - che peraltro va prorogato - come lo stanziamento di almeno il 5% del fondo sanitario.

Chiediamo inoltre di stimolare ed aiutare i Comuni affinché riservino nel proprio bilancio adeguati fondi per l'attivazione di alloggi sociali, cooperative integrate, assegni di lavoro, imprese sociali, Centri diurni etc.

Ecco questo è quanto chiediamo a Voi ed al Parlamento intero: non un ritorno indietro agli anni bui della segregazione e dell'abbandono ma la difesa ed il sostegno delle  tantissime esperienze italiane ed il pieno appoggio  a coloro che non ce l'hanno ancora fatta.

L'Italia che è un Paese senza manicomi deve essere orgogliosa di questa sua prerogativa e battersi ed avere un ruolo forte e propulsivo - se vuole essere veramente una nazione moderna - perché forte della propria esperienza di comunità possa contribuire alla costruzione di  una Europa senza manicomi.