20-9-2001
L’Ulivo insorge contro due proposte di legge di Lega e FI
GIULIA ABATE
È scontro in commissione Affari sociali della Camera sulle due proposte di
legge sulla tutela della salute mentale che «rimettono mano alla 180», presentate
da Maria Burani Procaccini (Fi) e Alessandro Cè (Lega nord). A discussione
appena iniziata, è già aspro il confronto tra maggioranza e opposizione, con
l’Ulivo fortemente critico sui due testi. Secondo Luana Zanella (Verdi), con
questa «riedizione manicomiale» si mandano all’aria «20 anni di psichiatria».
Per Maura Cossutta (Pdci) «è un ritorno indietro di 100 anni e la cancellazione
di tutte le conquiste degli anni ’70».
Uno dei punti più controversi è quello relativo al Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Nelle proposte, per molti versi simili, sono previsti, un Tso d’urgenza e
uno, per così dire, «ordinario». Nel primo caso, Burani Procaccini prevede
l’immediato ricovero del paziente su richiesta «di chiunque ne abbia interesse»:
familiari, operatori sociali, psichiatri, centri di salute mentale e anche,
nella proposta della Lega, dal medico di famiglia; ma con la convalida di
uno psichiatra; la durata massima è, in entrambi i testi, di 72 ore. Il Tso
«ordinario» consisterebbe in visite mediche domiciliari o presso i centri
di salute mentale (Csm), nella somministrazione di farmaci, di esami clinici
o di laboratorio o anche di ricoveri presso strutture residenziali; la durata
massima è di un mese (prorogabile due volte) nella proposta Cè, di due mesi
(rinnovabili) in quella di Burani Procaccini.
Vengono poi istituite commissioni con funzioni ispettive e di controllo che
dovranno decidere sulla convalida dei Tso, sui ricorsi e sui reclami per il
funzionamento sulle strutture che li effettuano, alle quali potranno appellarsi
anche i malati. La prevenzione e cura vengono invece affidate a Dipartimenti
di salute mentale (Dsm) o di psichiatria; nel testo di Burani Procaccini i
Dsm potranno essere anche a gestione privata e comprenderanno strutture quali
i Centri di salute mentale e le strutture residenziali con assistenza continuata.
Nella proposta Cè la rete assistenziale è costituita da Csm, servizi di diagnosi
e cura, pronto soccorso psichiatrico e strutture residenziali psichiatriche
come comunità per malati cronici (20 al massimo per struttura), case-alloggio
per pazienti parzialmente autosufficienti (massimo 5) e centri diurni (per
non più di 20 persone).
Ma contro le due proposte di legge, in particolare quella della Burani Procaccini,
si scaglia anche Psichiatria Democratica che ritiene il testo in discussione,
«in tutte le sue parti, lesivo e fortemente pericoloso per i cittadini». Per
il segretario di Pd, Emilio Lupo, altro non è che «un pout pourrie di idee
dall’impasto raccapricciante», soprattutto per la parte inerente la possibilità
di richiedere il Trattamento Sanitario Obbligatorio concessa «a chiunque ne
abbia interesse». Per quanto concerne le strutture residenziali Lupo le definisce
«novelli manicomi che potrebbero ospitare ognuno fino a cinquanta persone».
Ma non è tutto. Psichiatria democratica mette in guardia contro il tentativo
di «ripristinare il famigerato pronto soccorso psichiatrico e i trattamenti
sanitari obbligatori». E si schiera decisamente contro «la costituzione di
una commissione presso il giudice tutelare composta da medici e familiari,
una sorta di gran giurì che, in barba alle più elementari norme di diritto,
deciderebbe persino sulla convalida dei T.S.O.». La dura battaglia cominciata
in commissione alla Camera è, dunque, solo all’inizio.