REPUBBLICA 20 sETTEMBRE 2001
 

PSICHIATRIA DEMOCRATICA

 

"Così s'ignora la sofferenza
e si aiuta la sanità privata"

L'ex ministro Rosy Bindi: pensano già a 30 mila posti letto


ROMA - «Vogliono creare 30 mila posti letto e tanti piccoli manicomi con 50 malati. La maggioranza ha un'idea fissa: la privatizzazione e intende la sanità come mercato».
Rosy Bindi non usa mezzi termini e promette battaglia.
Cosa contesta alla maggioranza?
«L'impostazione culturale di fondo cancella trent'anni di fatica e realizzazioni che sul piano professionale, medico, scientifico e sanitario sono state raggiunte nel nostro paese, superando anche la contrapposizione ideologica che per un certo periodo ha immobilizzato i piani di sviluppo dei servizi per la salute mentale. È un'impostazione culturale che reintroduce l'istituzionalizzazione del malato e di fatto lo abbandona. Contestiamo lo stravolgimento della legge 180 consapevoli e coscienti che la rete dei servizi non copre tutto il territorio nazionale. Sappiamo dei drammi e le sofferenze di molte famiglie, ma la strada da seguire è dare attuazione alla legge e non quella di riportarci ad affrontare la cura in termini di controllo e repressione, ignorando la sofferenza e chi soffre».
Quali sono i punti dolenti dei disegni di legge?
«Due sono gli aspetti gravissimi: di fatto si reintroducono i manicomi. Se passassero verrebbero creati 30 mila posti letto con 50 persone per ogni struttura, vale a dire tanti minimanicomi. Di conseguenza si spazzano via i servizi territoriali, il volontariato e le cooperative che tanto hanno dato in questi anni. Il secondo è l'uso incostituzionale del Trattamento sanitario obbligatorio che va contro la libertà della persona. Su questi punti faremo una battaglia durissima».
Chi ha da guadagnare da questo dietrofront?
«Riprende fiato quel settore d'interessi privati e professionali che noi abbiamo cercato di contrastare e che per anni hanno fatto di tutto per bloccare o ritardare l'applicazione della legge 180. Ma non permetteremo che venga vanificato il lavoro che abbiamo fatto nella scorsa legislatura: la prima conferenza nazionale sulla malattia mentale, il Secondo progetto obiettivo, la chiusura definitiva dei manicomi».
Molte famiglie sembrano però in disaccordo.
«Durante la conferenza nazionale solo un'associazione chiese la modifica della 180, tutte le altre erano d'accordo sull'attuazione della riforma. Si sostengano le famiglie, si formino gli operatori, si completino le strutture, ma non si torni al passato».
(ma.re.)