IL COMMENTO
Lavoro senza sponsor,una legge senz’anima
Emilio
Lupo
Il
MATTINO-19 Settembre 2001
Avrà fatto un certo effetto a molti tra noi l’aver appreso
da stampa e TV che il governo italiano, varando la nuova regolamentazione sull’ingresso degli immigrati
in Italia, abbia proposto il superamento dell’istituto dello
sponsor .
Ma come, lo sponsor, proprio quello che costituiva il DNA
degli uomini liberi,che indicava la strada del cambiamento, caposaldo della
new economy, delle nuove frontiere della comunicazione su cui si è fondato
l’ultimo miracolo italiano non va più bene ?!
Cosa c’è di tanto importante da richiedere questo agnello
sacrificale?
Ma poiché dietro talune scelte vi è sempre una ragion
di Stato che legittima i sacrifici, ci è bastato appena scorrere la recente
proposta governativa sugli extracomunitari per capire, ma anche per sentire
a pelle, che a noi napoletani queste
norme non piacciono affatto.
Non convincono per una serie di motivi che contrastano in maniera stridente con le nostre pratiche quotidiane di condivisione: con quali associazioni ed operatori del settore , forze sociali,di volontariato, sindacali od enti locali sono state discusse le proposte dei Ministri? Oltretutto in disarmonia palese anche con la nostra filosofia, sì, diciamolo pure, esistenziale.
Il
primo a non trovarsi con i conti è il disoccupato medio napoletano che è un
corsista mancato (saprà tradurre il termine corsista il ministro
della devolution?) e che proprio non riesce a farsi entrare nella testa il
perché - secondo le nuove norme - i lavoratori stranieri che chiedono di lavorare
in Italia devono frequentare un corso di perfezionamento nei loro Paesi d’origine!Ma
poi di quale tipo?Organizzato da chi? Con quali risorse?
Basta un corso di
perfezionamento per trovare un lavoro?
Ma non ci avevano
detto che sponsorizzando lo sponsor i posti sarebbero diventati milioni? Ed
allora, che senso ha tutto ciò?
E poi la nostra clandestinità, quella che ci ricopre come un manto secolare, figlia dei sogni infranti e dell’individualismo, quella che ci ha fatto scoprire la paura globalizzata, no quella non ce la potete cancellare!
Per
motivi etico- umanitari in tanti vi risponderanno, con quella nenia che reca
con sé le stimmate della sconfitta e di una rassegnazione plebea che
non vede e non vuole vedere il riscatto : pure noi ammo’
campa’ .
Quando si dice che il lavoro - per quelli che vengono da
fuori - sarà a tempo determinato, pensate per davvero che anche per gli stessi indigeni le cose non muteranno
negli anni ed è credibile una integrazione
a tempo?
La stessa proposta
circa le restrizioni inerenti i ricongiungimenti familiari, possibili, pare,
solo per i genitori di figli unici o limitata al partner ed ai minori non ci
piace, non ci piace proprio, perché creerebbe discriminazioni insopportabili,
fratture severe quanto incomprensibili; come insopportabile ci appare la norma
che prevede il prolungamento fino a due mesi nei Centri di accoglienza per
il cittadino ospite in attesa di adeguata sistemazione, attesa che oggi è
di venti giorni! L’applicazione di questa norma significherebbe, non attivarsi
subito, com’è invece doveroso fare, ma costruire una sorta di astanterie carcerarie,
di luoghi indefiniti, cronicari di clandestinità.
Perché si continua a confondere il governo autorevole con
quello autoritario?
Ci piacciono, di contro, quanti si impegnano per costruire
quelle Città sociali,che promuovono il contagio, l’affiliazione e l’integrazione
costruita con i semplici atti di tutti i giorni,quelle città dove uomini e
donne si oppongono acchè le tante differenze non si tramutino in indifferenze
o peggio in regole rigide e senz’anima, quelle che creano isolamento,senso
di solitudine e di incertezza profonda e che sono quelle che urlano la richiesta
virulenta di sicurezza e di un ordine generico quanto cieco.
Ma si sa, una soluzione appropriata noi la troviamo sempre e come per Schlinder che per salvare tante vite umane si inventò,“gli ebrei di Schindler”, anche noi potremmo salvare gli immigrati accogliendoli come “gli immigrati dei napoletani”.
Settembre andiamo
è tempo di migrare.
Emilio Lupo - Segretario
Nazionale di Psichiatria Democratica.
Laboratorio per le Città
sociali