PSICHIATRIA DEMOCRATICA

 

A proposito della proposta di legge Burani - Procaccini

 

UN BALLO IN MASCHERA

Dialogo tra il Dott. Rossi, psichiatra e la Sig.ra Bianchi, madre di Alessandro, utente di un Centro di Salute Mentale, durante l’intervallo dell’Opera “Un ballo in maschera”.

 

Dott. Rossi (D.R.): Ha visto, signora, la nuova proposta di legge di revisione della 180? Finalmente suo figlio Alessandro potrà essere curato in strutture residenziali per un tempo lungo, addirittura in trattamento sanitario obbligatorio!

 

Sig.ra Bianchi (S.B.): Dottor Rossi – mi scusi se sono franca- non si faccia infinocchiare. Come possiamo parlare di cura quando i trattamenti sono così prolungati e, per giunta, contro la volontà del paziente? Noi genitori vogliamo che i nostri figli siano curati e non reclusi obbligatoriamente. Vogliamo servizi attivi 24 ore su 24 a cui rivolgerci in ogni momento.

 

D.R.: Ma la proposta di legge della Burani – Procaccini prevede questo: servizi psichiatrici di emergenza, trattamenti sanitari obbligatori urgenti, una serie di misure, cioè, per far fronte al caso acuto.

 

S.B.: Caro dottore, quando si manifesta l’emergenza – lei mi insegna- è già troppo tardi. Vogliamo servizi ed operatori disposti ad aiutarci al di là dell’acuzie: servizi che ci accolgano, ci ascoltino, ci diano una mano, perché spesso non sappiamo come comportarci.

 

D.R.: Deve convenire, però, che la proposta Burani- Procaccini riconosce ai familiari un ruolo importante: un familiare è presente persino nella commissione che valuta le procedure del TSO.

 

S.B.: Ma le pare, dottore, che io abbia le competenze giuridiche per far questo? E anche se le avessi non sarebbe il mio ruolo costituzionalmente riconosciuto. Mi sembra, dunque, una proposta incostituzionale e un tantino demagogica, che mira ad accattivarsi le simpatie di familiari poco attenti.

 

D.R.:I familiari e gli utenti, però, possono scegliere liberamente le strutture per i trattamenti…

 

S.B.: Magari quelle private…Si è accorto che in un questa proposta interi Dipartimenti di Salute Mentale possono essere privati? Mi potrà dire: “Lei non paga niente. Lo fa l’ASL di appartenenza”. Ho i miei dubbi. Già ora per mia madre settantenne ricoverata in una R.S.A. devo pagare l’integrazione della retta di tasca mia. Prevedo che i privati, se passa questa legge, la faranno da padroni. Anzi, sa cosa le dico? Sotto la maschera di questa legge si celano gli interessi economici dei privati. Potrà curare i propri figli solo chi ha soldi a sufficienza. Noi viviamo solo con lo stipendio di mio marito. Che ne sarà di Alessandro se lo Stato non ci può garantire un’assistenza gratuita?

 

D.R.: Cara Signora, io non sono tifoso della Burani- Procaccini, ma nella sua proposta colgo alcuni aspetti interessanti.

Per esempio, per prevenire le malattie mentali sono previsti screening dei bambini a partire dalle scuole materne…

 

S.B.: Cosa vuol dire? Che i bambini saranno sottoposti a visite e a test effettuati da psicologi e psichiatri o da altri specialisti? Significa che un bambino un po’ irrequieto o che non apprende come gli altri rischia di essere giudicato “anormale”? Questa sì che è pura follia! Io ho un altro figlio di sette anni. Ci provino, a scuola, a sottoporlo a visite o a test e farò il finimondo.

 

D.R.: Ma, signora, a lei non va bene niente!

 

S.B.: Quando si tratta di affermare il rispetto dei diritti delle persone e contrastare l’arroganza verso i più deboli, io divento una belva.

 

D.R.: A proposito di diritti, voi familiari vi siete sempre battuti per l’inserimento lavorativo dei vostri congiunti: la proposta di legge lo prevede.

 

S.B.: E c’è bisogno di una nuova legge per affermare questo diritto? Oltre ad essere previsto dalla Costituzione Italiana, è riconosciuto da tempo in leggi e regolamenti, molto ben articolati, a favore dei disabili fisici e psichici.

 

D.R.: Vi lamentate che non ci sono soldi per i Dipartimenti di Salute Mentale. La legge prevede l’assegnazione del 5% del fondo sanitario ai DSM: è una bella cosa.

 

S.B.: L’assegnazione di cui parla è stata stabilita già alcuni anni fa in un accordo

Stato /Regioni. Alcune non l’hanno ancora applicato, altre sì. Vi sono, poi, ASL che da tempo spendono più del 5% del loro fondo per la salute mentale.

Mi creda: questa storia del 5% è un classico “cavallo di Troia”, nella cui pancia si nascondono i nemici.

 

D.R.: Nemici di chi?

 

S.B.: Di chi a fatica ha costruito, spesso con la collaborazione di quei familiari attenti e sensibili, servizi accoglienti, capaci di dare risposte vere alle nostre esigenze. Ve ne sono tanti in Italia, anche se poco conosciuti, perché i giornali e le televisioni parlano dei matti, purtroppo, solo quando commettono un reato. Mio figlio, dopo il corso di restauro seguito presso il Centro Diurno del DSM, è stato assunto part- time da un bravo artigiano. Non mi illudo che sia guarito del tutto, ma quelle crisi terribili - ricorda, dottore? – non le ha più. Tutto ciò che di buono si realizza nei servizi di salute mentale in Italia, si fa finta che non esista: tutto deve essere coperto dal pregiudizio e dalla ideologia. Come in un ballo mascherato, dove le identità delle persone sono falsate.

Dia retta a me, caro dottore: teniamoci la 180.

 

D.R.: Forse ha ragione lei…