IL MATTINO 10 febbraio 2001

 

 

LA STORIA: QUANDO LA LEGGE NON AIUTA
Antonio: era un emigrante, ora è interdetto

Antonio era emigrante: Argentina, Germania. Poi viene in Italia e, giunto alla stazione ferroviaria di Caserta, si spoglia sui binari e schiaccia con i piedi l’orologio che porta al polso. Lo fermano, se lo portano in manicomio. Ci resta per anni, fino al ’97. È interdetto, ma lo accolgono in una struttura pubblica. Dal suo paese, che sta sul Matese, fanno sapere che potrà tornare a casa solo quando sarà aperta anche lì una struttura di accoglienza. Nel frattempo, Antonio si ambienta, trova amici, intesse relazioni. Sta bene. Si sente bene. E proprio quando si sente meglio, al suo paese aprono la struttura di accoglienza. Lui però non vuole più andarci, ormai la sua casa è quella dove ha trovato amici e affetto. Invece, niente. Il suo tutore (è interdetto) se lo va a prendere e lo riporta dopo tanti anni al paese. Ora Antonio sta male, Malissimo. Ma la legge è legge. Anche se nemica.
Questa storia l’ha raccontata un operatore intelligente, Sasà Di Fede, che opera a Vallo di Maddaloni in provincia di Caserta. È la prova di come l’interdizione sia un istituto da rivedere affinchè non distrugga altre esistenze. C’è una legge in Parlamento che istituisce l’Amministratore di sostegno e rivede in pratica tutta la disciplina dell’interdizione. È una legge che potrebbe ancora essere approvata in questo ultimo scorcio di legislatura, ma occorre muoversi e non perdere altro tempo. Altrimenti, peggio per quelli come Antonio, destinati a restar senza voce.