L’UNITA’ 31 dicembre 2005 (pag.28)
La follia di non capire la “
*Emilio LUPO
** Rocco CANOSA
Che i tempi siano cambiati lo si evince dal fatto che
rischiano di mutare anche i “modi di dire” in uso per decenni dalle nostre
parti. Ci riferiamo alla frase “non sparate sulla Croce Rossa” che,dopo le
dichiarazione del titolare del dicastero della Salute che ha affermato essere
“giunto ormai il momento di mettere mano alla legge
Il nostro no alla modifica della legge è secco e circostanziato.
Perché noi difendiamo la legge di riforma psichiatrica?
Proveremo a documentare, brevemente, questa nostra scelta.
La legge 180/78 non è un feticcio né un dogma è semplicemente uno strumento che il Paese si è dato per riconoscere – unico in Europa - tutti i diritti dell’altro da noi.
Di chi non ce la fa da solo, di chi si rinchiude o fugge. Di quanti l’isolamento forzato trasformano in carcerati-carcerieri.
Di coloro ai quali non resta che fumare, ascoltare le voci di dentro, gridare contro il mondo. Restare a letto oppure vagare senza meta.
E’ uno strumento che pone al centro del fare una responsabilità collettiva di questo carico.
Sarebbe giusto fosse un orgoglio nazionale. Una medaglia di valore e non un fardello, come da alcune parti la si vuole descrivere.
Di certo non è uno strumento facile.
Semplice.
Scontato.
E’ un percorso duro e faticoso.
Ma percorribile. Sempre più percorribile.
Quello che sta dentro gli articoli di legge non è uno scorrere burocratico di atti routinari e meccanici. E’, di contro - così come dimostrano le tantissime esperienze, sempre più diffuse in Italia - la vita che può scorrere e cambiare. E’ il concreto opporsi alla solitudine di chi si lacera dentro, è ridurre e condividere il peso di questa differenza con i familiari.
E’ la costruzione,lenta e progressiva,di vie di uscita.
E’ l’utopia possibile divenuta realtà..
La 180 non ha chiuso soltanto i manicomi -che resta, comunque una tappa fondamentale nel percorso permanente della deistituzionalizzazione - è tanto di più.
La 180 è un faro sparato dentro la coscienza collettiva. E’ un monito perenne agli operatori dei Servizi acchè oltrepassino sempre “lo specifico psichiatrico” per costruire processi di Salute Mentale di comunità.
E’ un invito pressante agli Amministratori pubblici perché l’inclusione sociale possa contare su risorse certe e costanti.
L’applicazione della legge 180/78 prende corpo quando nei quartieri dove viviamo ed operiamo, le palestre delle scuole aprono le porte alle squadre di volley nate nei Centri Diurni di Riabilitazione, quando i Servizi territoriali sono attivi 24/24 per rispondere ai mille bisogni di utenti e congiunti, quando si arredano i gruppi-appartamento per accogliere persone che si stanno lasciando alle spalle le difficoltà della vita o quando,insieme, si prenotano le vacanze estive nei residence dove vanno tutti.
La 180 è una porta sempre aperta. E’ l’accoglienza. La disposizione ad ascoltare.
Esserci è importante.
La 180 è fatica quotidiana. Condivisa.
A quanti richiedono più sicurezza per le famiglie non possiamo che rispondere che l’unica sicurezza su cui bisogna puntare è quella che parte dalla risoluzione delle insicurezze sociali. Quelle sì vanno affrontate con vigore e senza sosta: la sosta finale che ci auguriamo gli italiani daranno tra qualche mese a questo governo,il quale la sua sicurezza ce l’ha vomitata dentro i CPT (Centri di Permanenza Temporanea) per gli immigrati ed attaccando con le sue proposte autoritarie i diritti delle donne e degli studenti.
*Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica
** Presidente Nazionale di Psichiatria Democratica