01/04/2005  

 

Da Scampia a Matera la salute mentale diventa poesia

 

 



Fabrizio Coscia Teresa, dopo aver perso nel parto il suo secondo figlio, avuto dall’uomo che l’ha abbandonata, è «impazzita di dolore». Ricoverata in manicomio, ne esce per un soggiorno in una casa-famiglia, e da allora, lentamente riannoda i fili della sua esistenza, grazie alla sua primogenita, che la rende nonna, e felice. Giorgio, impiegato, trent’anni, una vita spesa tra carceri e ricoveri in cliniche psichiatriche, si buca saltuariamente, s’impasticca, picchia la madre. Ma da quando al Centro di Salute Mentale ha trovato qualcuno che lo ascolta parlare dei suoi libri, della sua musica, dei suoi film preferiti, le sue condizioni sono migliorate sensibilmente. Franca, ricoverata in neurochirurgia per un tentativo di suicidio, canta «Stand by me». E così riesce a dimenticare il suo pensiero fisso, il suo «vizio assurdo». Il suo sguardo, prima spento dall’angoscia, si rianima di bagliori improvvisi. Poi c’è Vito, goffo nei movimenti, l’espressione del volto impoverita da anni e anni di neurolettici. Sente le voci, ma quando comincia a lavorare nella bottega del restauro mobili, cambia completamente: diventa agile, concentrato, preciso. Sono solo alcune delle storie raccontate nel nuovo numero dei «Fogli di informazione» del Centro di Documentazione di Pistoia, intitolato Poetiche e politiche di salute mentale (a cura di Salvatore Di Fede, pagg. 64, euro 8). Il volume raccoglie storie di pazienti e vite di operatori, imprese comunitarie, vittorie e sconfitte legate alle lotte di Psichiatria Democratica per la difesa della legge 180 e la deistituzionalizzazione del modello psichiatrico. L’esperienza della comunità Condominio, a Valle di Maddaloni, voluta dalla cooperativa L’Aquilone, le voci dei pazienti del Centro di Salute Mentale di Matera, i dieci anni di lavoro territoriale del Jerry Essan Masslo a Scampia, la creazione del Laboratorio per le città sociali a Napoli, sono alcune delle testimonianze che il volume propone (con i contributi di Rocco Canosa, Enzo Ciaccio, Renato Donisi, Giusy Gabriele ed Emilio Lupo) come altrettanti segnali di resistenza contro l’esclusione sociale.