Comunicato stampa e i testi dell'interrogaziuone presentata da Tiziana Valpiana con replica del sottosegretario Guidi COMUNICATO STAMPA "RITALIN": UNA PILLOLA DI TROPPO NEL NOSTRO PRONTUARIO MEDICO. L'ONOREVOLE TIZIANA VALPIANA PRESENTA UNA INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELLA SALUTE Il Ritalin - anfetamina a base di metilfenidato della famiglia della cocaina e della morfina - è passato per decreto ministeriale del marzo 2003 dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci. Questo vuol dire che oggi anche in Italia questo farmaco può essere somministrato anche ai bambini come già accade negli Stati uniti dove l'allarme della comunità scientifica conferma la presenza di un vero e proprio esercito di piccoli dipendenti da farmaci. Nella sua interrogazione a risposta immediata presentata lo scorso 19 maggio, la parlamentare di Rifondazione Comunista, Tiziana Valpiana ha denunciato il rischio concreto che anche in Italia, su input delle case farmaceutiche che lo producono e commercializzano, il Ritalin possa divenire la "pillola della tranquillità" ad uso ed abuso di genitori ed insegnanti, con il colpevole "aiuto" dei pediatri che lo prescrivono senza fornire informazioni sui devastanti effetti collaterali provocati dal farmaco. Nella sua risposta il sottosegretario alla Sanità Antonio Guidi, pur condividendo in parte l'allarme per un possibile abuso di psicofarmaci sui bambini, ha tuttavia ribadito la sua fiducia a pediatri e neuropsichiatri infantili "certo che mai questi si presteranno a eventuali strumentalizzazioni del mercato" . "Una risposta assolutamente insufficiente - ha ribattuto Tiziana Valpiana - che lascia aperti tutti i dubbi e le denunce fatte sull'uso di psicofarmaci sui minori. Perché nella sanità, come nella scuola e nei servizi sociali la politica messa in atto dal governo è quella abbattere i costi tagliando servizi. E quando si parla di salute mentale il rischio gravissimo è quello di privilegiare scelte di tipo farmacologico a fronte di interventi complessivi che sappiano mettere al centro il bambino e le sue esigenze. Viviamo in una società che rende difficile mantenere un equilibrio in cui i bambini abbiano riconosciuti i loro spazi e le loro attività, così che è molto più facile e conveniente sedare queste richieste. E il Ritalin è uno strumento adatto a ciò!" Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-03236 presentata da TIZIANA VALPIANA mercoledì 19 maggio 2004 nella seduta n.470 VALPIANA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che: dal marzo 2003, per decreto ministeriale, il Ritalin, anfetamina a base di metilfenidato, è passato dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci; da quella data il farmaco, appartenente alla famiglia della morfina e della cocaina, può venire usato per «curare» i bambini affetti dal cosiddetto «Disturbo da deficit dell'attenzione con iperattività» (ADHD e DDAI); la casa farmaceutica che produce il Ritalin, la multinazionale Novartis, nella scheda tecnica scrive che: «un uso abusivo del farmaco può indurre una marcata assuefazione e dipendenza psichica con vari gradi di comportamento anormale [...] si richiede un'attenta sorveglianza anche dopo la sospensione del prodotto poiché si possono rilevare grave depressione e iperattività cronica»; nonostante questo, però, la Novartis ha invaso il mercato americano, tanto che i piccoli americani «impasticcati» sono ormai circa quattro milioni; nello stesso periodo in alcune scuole d'Italia è partito un progetto chiamato «Prisma», sponsorizzato da istituti privati, per individuare bambini affetti da questa sindrome tramite questionari per gli insegnanti e le famiglie; le domande poste riguardano comportamenti molto comuni: ai genitori viene, per esempio, chiesto se il figlio faccia errori di negligenza, se si dimeni sulla sulla sedia, se corra e si arrampichi o parli troppo, se si agiti o ascolti poco; bastano poche risposte affermative ed il genitore viene invitato ad una «visita più approfondita», che potrà condurre alla prescrizione della medicina; numerose richerche hanno evidenziato come i bambini veramente iperattivi (disturbo che non comporta nessun tipo di deficit cognitivo) riescono a superare tale disturbo mediante psicoterapie ed interventi pedagogici mirati, senza l'uso di alcun farmaco, tanto meno del Ritalin che servirebbe soltanto a nascondere i sintomi senza intervenire a fondo sul problema; la questione risulta ancora più allarmante alla luce della situazione degli USA, dove il farmaco è in uso da molto tempo, e dove alcuni pediatri e psichiatri hanno lanciato un vero e proprio allarme dopo aver riscontrato nei bambini trattati con il Ritalin effetti collaterali talvolta devastanti: alcuni di loro, ormai adulti, non riescono a condurre una normale vita sociale, rimanendo dipendenti dalla sostanza; all'interrogante sembra che si voglia per forza porre sotto controllo farmacologico tutti quei bambini che non stanno alle regole e non si conformano ai canoni sociali stabiliti -: a quali motivazioni debba esser fatta risalire la modificazione della tabella in cui è classificato il Ritalin e se non ritenga pericolosa la possibile diffusione dell'uso di un farmaco così potente in età pediatrica e se non ritenga di dover scongiurare in ogni modo che gli interessi delle multinazionali farmaceutiche e degli istituti di ricerca privati possano prevalere su quelli reali dei bambini e delle loro famiglie e se non ritenga opportuno riportare la situazione allo stato precedente, riconducendo il Ritalin entro la tabella degli stupefacenti. (5-03236) 5-03236 Valpiana: Riclassificazione del Ritalin nella tabella degli psicofarmaci. Tiziana VALPIANA (RC) illustra l'interrogazione in titolo. Il sottosegretario Antonio GUIDI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4). Tiziana VALPIANA (RC), replicando, ritiene di non potersi dichiarare soddisfatta. Rileva infatti che mantenere il farmaco Ritalin nella tabella degli stupefacenti avrebbe consentito di circoscriverne più agevolmente la prescrizione ai soli casi di effettiva necessità, evitandone l'abuso. Sottolinea infatti che il trasferimento di quel farmaco nella tabella degli psicofarmaci potrebbe ingenerare, come peraltro si è verificato per altri prodotti farmaceutici, un effetto di induzione della domanda. Interrogazione n. 5-03236 Valpiana: Riclassificazione del Ritalin nella tabella degli psicofarmaci. TESTO DELLA RISPOSTA Non possono non condividere lo spirito dell'interrogazione peraltro già più volte presentata nelle sedi parlamentari. Con riferimento al quesito deve essere sottolinearsi che il Ministero d ella Salute e la Commissione Unica del Farmaco hanno la piena consapevolezza dell'eventuale rischio derivante dall'uso improprio e/o abuso della specialità medicinale Ritalin (il cui principio attivo è il metilfenidato e della situazione verificatasi negli Stati Uniti d'America; hanno, pertanto, ritenuto necessario individuare criteri precisi e rigorosi circa la prescrizione e distribuzione del farmaco in questione. Nel nostro Paese, il metilfenidato viene usato come parte di un programma di trattamento per bambini e adolescenti, con diagnosi, da parte di un centro specialistico individuato a livello regionale, di grave sindrome da deficit d'attenzione e iperattività (ADHD). Poiché risulta fondamentale distinguere la vera e propria sindrome clinica da quelli che sono i disturbi più o meno accentuati dei comportamenti infantili e adolescenziali, è stato attribuito a tali centri il compito di effettuare la diagnosi differenziale, con la definizione di un appropriato piano terapeutico. Riportare le condizioni di prescrivibilità del Ritalin alla situazione auspicata dall'onorevole interrogante (Tabella I del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 «Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza»), significherebbe porre un ostacolo insormontabile alla definizione di qualsiasi piano terapeutico, negando, di fatto, l'accesso al farmaco da parte dei giovani pazienti per i quali sia stata formulata la diagnosi definitiva di ADHD. Tale tabella prevede delle modalità prescrittive assai rigorose, come ad esempio, la prescrizione con ricetta speciale ministeriale («a madre e figlia») e con un periodo di durata non superiore a otto giorni. L'aver incluso il farmaco menzionato nella Tabella IV del citato Decreto Presidenziale non costituisce un potenziale pericolo di uso indiscriminato o abuso del farmaco; fra le misure precauzionali, è stata prevista una prescrizione medica, da rinnovarsi ogni volta con validità di trenta giorni, obbligatoriamente trattenuta dal farmacista, il quale, inoltre, deve annotare il carico e lo scarico di ogni fornitura del farmaco sull'apposito registro. La validità prescrittiva di trenta giorni garantisce, inoltre, il piccolo paziente ed i suoi familiari da richieste ripetute al medico, evitando la «ipermedicalizzazione» di una particolare situazione soggettiva che, soprattutto per l'età del paziente, presenta risvolti psicologici impegnativi, anche per il contesto familiare e scolastico. Si segnala che presso l'Istituto Superiore di Sanità è stato istituito il Registro Nazionale dei Bambini, affetti da ADHD, in trattamento farmacologico con il metilfenidato; le informazioni e i dati inseriti nel Registro saranno oggetto di attenta valutazione da parte del Ministero della salute. Mi si consenta di aggiungere che il sottoscritto, come neuropsichiatra, ha sempre contrastato terapie riabilitative e/o farmacologiche che possano dare un miglioramento immediato ma danni successivi. Da medico specialista di questo settore, nella mia coscienza, ho sempre rifiutato la medicalizzazione dell'infanzia. E in questa ottica, rispetto alla sindrome ADHD, nella veste di Sottosegretario delegato alla salute mentale, ho denunciato il rischio di diagnosi improprie. Troppo stesso, infatti, comportamenti naturali del bambino vengono stigmatizzati come malattia. Comportamenti che si manifestano sempre con maggiore frequenza ed evidenza, anche per il fatto che il bambino che vive in una realtà con qualità di vita e di ambiente sempre meno a sua misura (per vita, spazi e qualità della vita stessa) reagisce con sbalzi di umore e iperattività che non sono da comprimere ma da comprendere, non in senso farmacologico ma in un'ottica diversa, propria della vita di relazione. Ho evidenziato questi pericoli anche attraverso l'Osservatorio salute mentale, da me presieduto, attraverso un convegno di rilevanza internazionale in materia di psicofarmaci e infanzia tenutosi a Vicolo Valdina il 10 ottobre 2002 dal tema «Gli psicofarmaci per i bambini. Non i bambini per gli psicofarmaci» ove si denunziavano prassi improprie. Ho quindi commissionato una ricerca all'Istituto di neuropsichiatria infantile di Roma diretto dal professor Gabriel Levi per identificare un percorso diagnostico che eviti l'abuso di medicalizzazione dei comportamenti causati dalla sindrome ADHD. A questo proposito la realizzazione dei Centri su riferiti, oltre a garantire che non si esercitino abusi, ha in programma azioni di promozione tecnico-scientifica finalizzati a coinvolgere pediatri e neuropsichiatri infantili per sensibilizzarli a buone prassi in questo settore. Il sottoscritto si è impegnato, inoltre, con il contributo della società di neuropsichiatria infantile, di promuovere linee guida da indirizzare a tutti i tecnici e le famiglie coinvolte, nelle quali posso già affermare in maniera vincolante, di prevedere un protocollo nel quale l'intervento psicologico e psicoterapeutico e di diagnosi sistemica per verificare come l'eventuale disagio del bambino, costituisca la parte prevalente dell'intervento e per stabilire che l'uso del farmaco debba essere contemplato solo nei casi «estremi» verificati costantemente e per periodi estremamente brevi. Prassi che ritengo si debba applicare soprattutto nell'infanzia ma anche in tutti i casi di uso di psicofarmaci. Mi permetto di aggiungere che nonostante ciò la preoccupazione che l'uso di farmaci nell'infanzia, farmaci spesso dati in sottrazione perché spe rimentati solo sull'adulto, è sotto la continua attenzione di questo Ministero anche attraverso l'Osservatorio salute mentale. Aggiungo altresì che il modello d'intervento negli U.S.A. non è affatto da noi condiviso e questo lo abbiamo espresso pubblicamente sia mediante i media che in contesti altamente scientifici. Detto questo e concludo, dobbiamo anche precisare che non è l'esistenza di un farmaco di per se pericolosa ma l'uso che se ne fa. Ho, quindi, fiducia nei pediatri e neuropsichiatri infantili essendo convinto che non si prestino ad eventuali strumentalizzazioni del mercato. Per fortuna in questo caso le regole non le impone il mercato ma la scienza e la coscienza dei medici ai quali, come ho già detto, vogliamo fornire sempre di più attraverso l'Osservatorio e la società di pediatria e neuropsichiatria infantile, rendendo disponibili tutti i contributi per ottenere strumenti interpretativi dei bisogni dei bambini evitando, e questo sì e possibile, errori ed abusi - che ritengo rari - e scorciatoie dannose. Per quanto riguarda la ricerca, comunque anonima, menzionata dall'i nterrogante, da me conosciuta solo dopo la sua realizzazione - e che non condivido personalmente - ritengo solo che non possa e non debba essere considerata come una «caccia al caso da curare». Replica on Valpana al sottosegretario Antonio GUIDI Tiziana VALPIANA (RC), replicando, ritiene di non potersi dichiarare soddisfatta. Rileva infatti che mantenere il farmaco Ritalin nella tabella degli stupefacenti avrebbe consentito di circoscriverne più agevolmente la prescrizione ai soli casi di effettiva necessità, evitandone l'abuso. Sottolinea infatti che il trasferimento di quel farmaco nella tabella degli psicofarmaci potrebbe ingenerare, come peraltro si è verificato per altri prodotti farmaceutici, un effetto di induzione della domanda. |