PSICHIATRIA DEMOCRATICA
  • ALEX ZANOTELLI: ABOLIAMO IL DEBITO
  • [Riprendiamo questo intervento dal quotidiano "Il manifesto" del 31 dicembre

    2004. Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la

    rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle

    armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il

    potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e'

    tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri,

    solo recentemente e' tornato in Italia; e' direttore responsabile della

    rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della

    "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza

    nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa.

    Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio

    dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire,

    Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo,

    La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno

    alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998;

    La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna 2000; R...esistenza e dialogo, Emi,

    Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (co

    n Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il

    Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi, Emi, Bologna 2003; Nel cuore del

    sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003; Korogocho, Feltrinelli, Milano

    2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida

    alla globalizzazione, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003]

     

    Il maremoto nel Sud-est asiatico e' qualcosa di talmente immane che ci

    colpisce dritti al cuore. Ma non vorrei che questo dolore sparisse di colpo

    il giorno in cui riprenderemo i voli per andare a fare le nostre vacanze in

    quei paesi martoriati. Vorrei che questa tragedia costituisse invece

    un'occasione per riflettere sui poveri del Sud-est asiatico, che sono quelli

    che hanno pagato maggiormente il prezzo del disastro. In questo senso,

    ritengo necessario rilanciare la discussione sul debito: penso che sia

    imperativo cancellare immediatamente e senza condizioni il debito a tutte le

    nazioni coinvolte in questo cataclisma. Al di la' dell'emergenza immediata,

    che pure deve essere affrontata con urgenza, penso poi che tale campagna per

    la remissione del debito debba essere inserita in un'azione a piu' vasto

    raggio, che riguardi tutti i paesi poveri. Al G8 dell'anno prossimo, che si

    terra' a Edimburgo, dovra' essere esaminata l'idea lanciata dal ministro

    delle finanze britannico Gordon Brown, che ha proposto l'abolizione del

    debito ai 42 paesi piu' impoveriti della Terra.

    Per quanto parziale - dal momento che non riguarda paesi non poverissimi ma

    comunque strozzati dal debito, come ad esempio il Brasile e l'Argentina -

    questa proposta e' estremamente interessante e deve rappresentare un punto

    di partenza per un'azione di pressione internazionale della societa' civile

    sui governi europei. Campagne in questo senso sono gia' partite in

    Inghilterra; non in Italia.

    Mi meraviglia il silenzio italiano, soprattutto dopo che nel 2000 il nostro

    paese ha approvato la miglior legge internazionale sulla remissione del

    debito. La legge 209, votata da tutti i partiti di destra e di sinistra,

    prevedeva la cancellazione del debito come minimo per ottomila miliardi di

    vecchie lire. Purtroppo, questo testo e' rimasto lettera morta: nel giro di

    tre anni abbiamo cancellato il debito totalmente a solo due nazioni. Credo

    che bisogna cogliere la tragica occasione di questo maremoto per rilanciare

    la discussione sulla legge 209 e sulla necessita' di una campagna

    internazionale affinche' lo spirito di tale testo divenga la politica comune

    di tutta l'Unione europea.

    *

    L'importante e' cercare di ottenere la remissione del debito senza

    condizioni: una tale decisione politica non deve infatti costituire un

    cavallo di Troia per richiedere in contropartita ai paesi interessati la

    liberalizzazione dei loro mercati e l'implementazione di quel pacchetto di

    misure liberiste note come "consenso di Washington". A chi dice che i conti

    non torneranno, rispondo che basterebbe che il Fondo monetario

    internazionale (Fmi) venda una minima parte delle sue riserve in oro per

    spianare tutti i debiti della terra.

    Una proposta di questo tipo non lo si puo' lanciare semplicemente con un

    editoriale su un giornale. Mi piacerebbe invece che tutte le organizzazioni

    che si sono messe insieme per lanciare la remissione del debito nel 2000 e

    hanno ottenuto la legge 209 si ritrovino al piu' presto da qualche parte a

    Roma, per cercare di far ripartire alla grande questo movimento. In un

    momento cosi' tragico e cosi' grave penso che questa sia l'unica cosa

    decente e veramente seria che possiamo fare.

    Il problema e' profondamente politico e dobbiamo tentare di risolverlo in

    maniera politica attraverso misure economiche e finanziarie che davvero

    facciano respirare le popolazioni piu' povere del pianeta e restituiscano un

    po' di giustizia a un mondo profondamente disuguale.