PSICHIATRIA DEMOCRATICA
 
RICORDANDO FRANCA ONGARO BASAGLIA
 
Carissimi
              è con profondo dolore che vi annuncio la scomparsa di
Franca Ongaro Basaglia, che si è spenta ieri pomeriggio, 14 gennaio.
Le esquie avranno luogo domenica alle ore 11 al Municipio di Venezia, a
Rialto. 
 
Franca è stata una protagonista intelligente, acuta, intransigente, dei
processi di rinnovamento della salute mentale nel nostro paese, che ha
sempre sostenuto con forza e passione, sia a livello culturale, che
politico.
I suoi scritti si distinguono per una particolare dialettica, sciolta ma
rigorosa, che affronta i diversi temi con acutezza e logica stringente,
ponendo  sempre al centro l'uomo, la donna nel loro diritto a non essere
strumentalizzati, umiliati, fatti oggetto di saperi e pratiche
istituzionali che non controllano e che li disumanizzano.
Nel suo lavoro teorico l'ideologia occupa un posto ovviamente di primo
piano, sia per quanto riguarda la
medicina che la psichiatria nel loro intersecarsi nella definizione e
gestione della salute e della malattia.
Nel processo di definizione dei loro saperi queste scienze si sono
staccate via via dalla globalità di un corpo immerso nel suo ambiente, un
corpo che è natura e cultura al tempo stesso, un corpo globale, per farne
un corpo separato, un oggetto avariato da riparare.
La malattia si è così separata violentemente dalla salute diventando un
corpo estraneo, rendendo impossibile un riconoscimento autentico sia
della salute che della malattia, e degli inscindibili legami che le
iscrivono in sensi condivisi.
Oltre che a L'istituzione negata, Franca Ongaro Basaglia, in
collaborazione con Franco Basaglia, ha pubblicato La maggiornza deviante 
dove si riflette sul problema del controllo sociale e, in collaborazione
con altri: Crimini di pace.
Personalmente ritengo che il suo libro Salute/Malattia, le parole della
medicina, che raccoglie interventi apparsi nella Enciclopedia Einaudi,
sia uno dei testi più ricchi e profondi prodotti dal movimento della
nuova psichiatria italiana. Anche se alcune parti sono frutto di
collaborazione sia con Franco Basaglia che con Giorgio Bignami,
l'impronta di Franca si manifesta forte e inconfondibile.
Amo talmente questo libro che l'ho portato come testo sia alla Clinica
Psichiatrica dell'Università di Verona, sia come momento di studio e
riflessione nel lavoro culturale di èquipe psichiatriche territoriali,
come quella di Orzinuovi, in provincia di Brescia.
Dallo specifico della malattia mentale e dei processi di esclusione che
caratterizzano le pratiche manicomiali, la riflessione investe aspetti
fondametali della vita e della morte.
Scrive Franca nella sua prefazione a Salute/Malattia:
"Quando la salute come progetto prende il posto della vita, è la vita
stessa a svuotarsi di significato, di fronte a un'astrazione da
perseguire e da raggiungere. E quando la morte viene messa tra parentesi
per poter lottare contro una malattia che non è più automaticamente
morte, è ancora la vita a cambiare di significato. L'individuazione della
malattia crea l'illusione che la morte non esista o che si possa
rinviarla indefinitivamente, affidandola al medico. Tutto appare
dominabile e rimediabile: sopportare dolore e soffrerenza diventa inutile
e privo di significato se c'è qualcosa in grado di eliminarli. Alla fine
di una serie di rinvii capita anche di morire, ma non si tratta più
dell'incontro dell'uomo con la morte e con la propria finitudine, ma di
un'operazione tecnica mal riuscita che lascia sul letto un cadavere:
l'esperienza della morte, diventata il limite della medicina di fronte
alla malattia".
Solo processi di rappropriazione della propria salute come della propria
malattia possono contrastare questi tragitti, valorizzando la
soggettivita contro ogni espropriazione, oggettivazione.
"Il valore dell'uomo, sano o malato che sia va oltre il valore della
salute e della sua malattia che, come ogni altra contraddizione umana,
può essere usata come occasione di appropriazione o di alienazine di sè,
quindi come strumento di liberazione o di dominio...Se il valore è
l'uomo, la malattia non può servire come occasione per eliminarlo, ma
diventa occasione di una riappropriazione del corpo, delle esperienze
della vita; così come la salute non può rappresentare la 'norma', se la
condizione dell'uomo è di essere contemporanemente sano e malato".
 
Anche a nome di Psichiatria Democratica Toscana esprimo tutta la nostra
vicinanza ai familiari 
 
 
                                Paolo  Tranchina